Io e Luca Giachi (lo scrittore che segue le residenze di 10Heartz) ci svegliamo di buon mattino, Lorenzo è chiuso nel suo home studio ad elaborare suoni e voci registrati in questi giorni. Torna a trovarci Claudio, un fotografo che ha documentato gli effetti del sisma in tutto il cratere nei primi due mesi di emergenza, tra centri di accoglienza e macerie. Luca deve andare a Macereto, mentre Claudio decide di seguirci per fare qualche scatto. Chiamiamo Peppe, soccorritore alpino e geometra del Comune di Ussita per affidarci a chi questi luoghi li ama, li conosce bene, ne ha perlustrato ogni angolo e lotta per proteggerli ogni giorno. Vorremo conoscere bene il Monte Bove, simbolo di questa comunità, l’icona che ogni giorno ricorda i mutamenti di queste terre.
Vi porto a fare un giro ma non parliamo solo di terremoto eh, parliamo di Ussita
È quello che vogliamo anche noi. Far conoscere a Lorenzo questo contesto nella sua articolata complessità, anche nel rapporto uomo, storia e natura. Percorriamo con Peppe la strada che da Casali attraversa la Val di Panico fino a Calcara. Renato viveva al suo interno nella frazione di Casali sopra una bellissima cascata e ci immergiamo in quella che era la sua vita prima del terremoto. Lo incontriamo proprio lì, in pantaloncini corti e camicia, salito quassù dalla sua casetta per prendersi cura dell’orto. Prima scendeva ad Ussita per fare la spesa, ora sale a Casali per raccogliere frutta e verdura, abitudini che si ribaltano, penso.
La Val di Panico è una valle di origine glaciale che si trova immersa tra due creste straordinarie che uniscono due vette importanti del Parco Nazionale dei Monti Sibillini: quella che da Pizzo Tre Vescovi va verso il massiccio del Pizzo Berro e i contrafforti del Monte Bove Nord (con la sua croce, altro argomento che sarà poi di ampia conversazione) e Bove Sud. Ad unire le due vette, Bove Sud e Pizzo Berro, l’incantevole Forca della Cervara (anche chiamata Forcella della Neve), un tratto di cresta che la chiude a sud. Il nome della valle viene fatto risalire ad un cereale, il Panìco, tipico delle zone rurali montane, coltivato nelle praterie della parte bassa della valle. Qualcuno dice che ci sia anche lo zampino del dio Pan.
In 20 anni di questo lavoro Peppe ne ha attraversati di storie e di incidenti sulla Valle del Bicco o verso la Forcella della Neve, il Monte Bove è aspro, anche se oggi sembra vegliare sereno su di noi. Noto una punta, ha la sua quota ma non un nome, è solo uno sperone minore.
Qui è ‘no sfasciume, quella robba che vedi frana tutto, è una roccia stratificata che si disfa ogni anno solo con gelo o disgelo… Belle però.
Spostiamo lo sguardo verso la corona rocciosa del Pizzo Berro, parliamo di Casale Argentella, dei rifugi sui Sibillini e Peppe ricorda quando suo nonno, Peppe Sbriccoli, faceva il fattore per la famiglia Rosi-Ghezzi. Ha trascorso la sua infanzia a Capanna Ghezzi quando con suo nonno e suo padre si occupavano della manutenzione della proprietà. Casale Argentella era la casciaretta, una struttura dove si mungevano le pecore e si teneva il latte al fresco perché c’era il nevaio per vari mesi l’anno. I pastori venivano su una o due volte a settimana e tiravano giù le latte del latte.
All’improvviso ci fermiamo perché davanti a noi ci sono dei massi bianchi grandi come furgoni al lato della strada:
Ecco, questo fa parte di quei “sassolini” caduti giù col terremoto, scesi giù per il canale.
La natura non regala niente, presta e prima o poi richiede tutto, dice sempre un mio amico geologo.
Già. Ci mostra i crolli avvenuti dopo il sisma, raccontandoci che il primo sopralluogo del soccorso alpino per andare a vedere le sorgenti è stato fatto con l’elicottero perché i due accessi erano entrambi chiusi (da Casali e da Calcara). L’argomento acqua è un problema che sentiamo molto forte qui, ce ne parlano in molti. Qui nasce il torrente Ussita. Per alcuni giorni dopo il terremoto del 30 mattina usciva acqua color latte dal fiume e dalla sorgente. Siamo vicino alla Forra della Foce, itinerario di torrentismo dove ci sono delle calate da 80/90 metri nel vuoto pazzesche. Accanto, il Fosso di Sant’Antonio, con sopra l’edicoletta del santo con la caratteristica panca addossata. Superiamo una frana del novembre 2013, parlando di croci utili all’orientamento. Lorenzo, in modo impercettibile, registra tutto.
Il discorso di sposta su Frontignano, su alcune zone della frazione con nomi italiani fantasiosamente inglesizzati (Sammerlano / Summer Land) dai costruttori degli anni ’70. Dal primo novembre Peppe vive qui, è un vicino di C.A.S.A.. Con lui non parliamo di politica ma dell’importanza di sapere dove mettere i piedi, da che parte stare. La società è lo specchio di ciò che siamo, siamo tutti complici, siamo appena appena civili e speriamo tutti di non arrivare a spararsi l’uno con l’altro. Sono discorsi forti e diretti, ma il contesto che stiamo attraversando in questi anni sembra un reale scontro tra civiltà, una crociata, e quando la massa si avvelena da lì è un attimo a ritrovarci senza più futuro.
Incrociamo il padre, con le pecorelle di suo fratello Stefano. Parliamo di libri di montagna, di Erri de Luca, di Point Lenana di Wu Ming 1, di racconti di uomini che vagarono sui monti, della lotta con l’Alpe. Sullo sfondo la cascata di Casali. Come Renato, Peppe ci pone di fronte ad una domanda diretta:
Ma secondo voi cos’è che distrugge l’uomo?
La sua risposta la condividiamo tutti.
Il Rifugio del Fargno ci osserva dalla sua forcella, ricordandoci di quando, a causa del vento che a volte raggiunge anche i 170 km/h, una 127 si è sollevata ed è volata giù.
Torniamo ad Ussita dove Patrizia e Luca di Riparti dai Sibillini ci ristorano con il succo di sambuco, passano anche Peco e Tina per un saluto. Lasciamo Lorenzo a parlare con lei, ha ancora tanto da chiedere, da capire e vuole starsene un po’ da solo. Anche se è tardi, noi decidiamo di tornare verso la Val di Panico per fare una passeggiata alla cascate delle Callarelle. Stanchi ma contenti ceniamo alla Mezza Luna, ancora olabri / buon Enrico, ancora racconti, ancora casa. Il mio gomito appoggiato sul ginocchio di Rossella, davanti ad un amaro Sibilla. Mi addormento pensando a John Miur:
Ora siamo nelle montagne e le montagne sono dentro di noi.
Claudio ci manda le foto di questa giornata, le mandiamo anche a Peppe e restiamo tutti senza parole.
Il racconto di Godblesscomputers [giorno quattro]
Mi sveglio di buon ora per lavorare al mio progetto. Nella stanza accanto alla mia oltre a Chiara c’è pure Luca Giachi, uno scrittore romano che ospiteremo per una notte. È qui sui Monti Sibillini per raccontare ciò che accade nelle residenze di 10Heartz. Poco dopo il risveglio dei miei coinquilini ci raggiunge Claudio, un fotografo di Pollenza (MC) che ci seguirà durante la nostra giornata. Vorrebbe scattarci qualche fotografia. Comincio ad unire i tasselli del puzzle.
[Continua su sibilliansoundtales.tumblr.com…]
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