“Le leggi della transumanza”
Questo post arriva in ritardo perché i castellucciani ci hanno letteralmente rapiti a suon di racconti e grappa. Infatti mentre vi scrivo, Rob è già lì in piazzetta a far chiacchiere di prima mattina con gli altri uomini del paese, tutti intenti a cucinare il pesce arrivato alle 5 dal primo che arriva dalla valle.
Faccio un passo indietro, a come siamo arrivati fin qui.
Dopo una ricca colazione preparata da Enrico lasciamo il Rifugio Belvedere senza aver salutato la simpatica famiglia perugina con cui abbiamo condiviso la notte. Sotto il Vettore vediamo la loro macchina, ricordandoci la loro coraggiosa intenzione di salire in vetta con i loro bambini per vedere l’alba. Lasciamo loro un bigliettino e ci incamminiamo verso Castelluccio di Norcia: la strada è breve da Forca di Presta ma le pause ad osservare il panorama saranno tante.
Incontriamo subito due signori di Fermo che hanno chiaramente voglia di far due chiacchiere con noi. Uno di loro, 75 anni (che ha perso l’udito da un orecchio a forza di salire sul Vettore), ci racconta che subito dopo il terremoto è venuto a cercare una sua maestra di Arquata, purtroppo senza trovarla:
C’aveo la casa larga, i figli non c’erano più, ho pensato che poteva sta’ da me
Mi commuove il pensiero di un uomo che, alla notizia della tragedia, pensa alla sua maestra.
Condividono con noi i loro ricordi delle passeggiate in cresta, dalla Sibilla al Vettore tornando dopo ore ed ore, senza telefonini per avvisare dei ritardi e con le mogli arrabbiate ad aspettare. Li salutiamo, davanti a noi un gregge di pecore abbarbicate su una gialla collina, il pastore è un puntino rosso in lontananza.
Mentre attraverso il Pian Grande mia madre mi manda vecchie foto di me a Castelluccio, esattamente 33 anni fa, quando non camminavo ancora. Cammino e piango, fino all’arrivo.
Arriviamo nel paese della lenticchia e della roveja, salutiamo di nuovo Beppe della Taverna che ci racconta che questo tendone sotto il quale pranziamo (con ottimi spaghetti alla spoletina) è stato installato da fine maggio dopo una lunga anestesia fatta di promesse di riapertura. Alla “Sagra” ci sono 7 bigliettini da visita per i 7 ristoranti (o alberghi diffusi) di Castelluccio, offerte di diversa tipologa ma qui ora riunite sotto un unico tendone: solo i titolari però, il personale non riescono a pagarlo, resteranno a cucinare fino a fine settembre poi chissà. Respiro l’aria di una vita nell’accoglienza e nel turismo, l’aria di chi vuole continuare a fare ma inizia anche a sentire il peso della solitudine, della lotta, dell’abbandono. Prendiamo dei biscotti dal baracchino Scarafischio, che scopro essere una salsiccia tipica di qua con il finocchietto: scarafischio significa piccantino.
C’era un signore anziano in una delle foto che mi manda mia madre, inizio a chiedere se qualcuno lo conosce e Francesco Perla detto De Bird mi urla entusiasta che è Pietro Cortelli, proprietario di un’antica osteria in centro. Tutti sorridono e raccontano aneddoti quando lo riconoscono, il mio telefono fa il giro di tante mani consumate, capisco che non c’è più da tanto tempo.
Ci sono un po’ di turisti, molti in moto o pronti a lanciarsi con il parapendio, parcheggiano, scattano due foto alla zona rossa, comprano un pacchetto di lenticchie e poi vanno via. A metà pomeriggio ci imbattiamo per caso in ‘Merigano e da lì inizia il magico rapimento:
Amerigo, detto ‘Merigano, 16 aprile del ’53, giorno in cui arrivò la “mammana” da Visso (l’ostetrica del tempo) e caricarono sua madre su un cavallo, in preda alle doglie, aveva paura e l’hanno legata… ha partorito così, in mezzo alla strada, legata. C’era anche la neve.
Le prime due ore le passiamo a parlare delle tradizioni di un paese di cui la fioritura è solo un piccolo aspetto e in particolare siamo curiosi di scoprire come sono nate tutte queste scritte sui muri. Alcune le recuperiamo grazie alle foto di mia madre perché i muri sono quasi tutti crollati. Sono scritte che raccontano brevi storie dialettali di matrimoni finti, di pubblici sfottò neanche troppo delicati, di amori in camporella e tradimenti poco nascosti.
Verso ora di cena arriva Daniele di Resto in piedi Castelluccio, contattato qualche tempo fa via Facebook. Ci capiamo subito, sti ragazzi so’ matti dice anche lui a tutti e saliamo in tre sulla sua Smart per andare a vedere il cratere che si è aperto vicino l’Inghiottitoio. È impressionante. Immaginiamo di caderci dentro con tutta la smart. Daniele è tornato qui da Roma per stare vicino e lottare con la sua gente, lo capisco, lo sento vicino. Rientrando in piazzetta ci fermiamo a conoscere la sua amica Emanuela del Sibillini Ranch. La struttura è molto bella, ci ricorda l’Arizona e i loro 58 cavalli pascolano in libertà in fondo alla piana, mi viene voglia di sellarne uno e continuare il cammino così. Tornerò di sicuro per fare un giro con loro.
Ovviamente ceniamo tutti insieme nel container dei militari, ci uniamo a Cesarina e suo marito Agostino, Scacchi e i suoi racconti sul seminario di Norcia, una coppia di allevatori Adorno e Sandra, un fotografo di Perugia qui per un reportage, Daniele, ‘Merigano e Nello, dal quale mesi fa prendemmo 70 kg di lenticchie. Noi non mangiamo la pecora e diventiamo il bersaglio di ogni divertente sfottò sul vegetarianesimo. Mi destreggio tra le loro battute e rido a crepapelle tutto il tempo. Chi non è di qua, soprattutto il militare catanese, viene chiamato Viso Pallido.
È chiaro: siamo in una riserva apache in cui vigono le leggi della transumanza.
Ci rimpinzano di pecorino, fichi, vino, grappa, vì cotto (tu che sei marchigiana bevi questo, forza su…), poi ci spostiamo fuori per continuare a bere e fumare. La festa di Spelonga, la battaglia del Pian Perduto e i figli umbro-marchigiani che ne son nati, come si raccoglie la roveja, il Principato di Castelluccio, il progetto del Deltaplano, avventure rocambolesche di 30/40 anni fa, la situazione di oggi e le difficoltà, storie di transumanza, i turisti, le piante infestanti, il Comune di Norcia, le strade chiuse e le macerie ancora qui, l’effetto domino dal Cassero su tutte le altre case… parliamo per ore, resterei con loro tutta la notte.
Mi sembra di aver avuto il privilegio di attraversare un mondo unico e speciale, non da turista, ma come qualcuno che è entrato in un ecosistema antico e genuino di relazioni e modi di fare, un paese e una comunità che dovremmo tutelare con tutti gli artigli che abbiamo. Mi sento arricchita, più consapevole, un po’ triste e anche un po’ arrabbiata. Dormiamo in tenda e arriviamo al paese disabitato di buon mattino.
Alcuni uomini arrivano a cavallo, resto un po’ basita ad osservarli. Poi incontro Cesarina:
Buongiorno Chiarè, non t’avevo mica vista… caffè?
Giovedì 17 agosto 2017
10 / da Rifugio Belvedere a Castelluccio di Norcia
Percorso: Forca di Presta, Pian Piccolo, Pian Grande, Castelluccio
9 km percorsi
Da 1632m a 1452m slm
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