Nonostante l’ora tarda la sveglia di buon mattino non ci spaventa. Io e Lorenzo (Godblesscomputers) scendiamo da Frontignano per prendere parte a Camminata Mai +, un evento di solidarietà organizzato da alcuni amici, da Visso ad Ussita a piedi lungo una parte del Sentiero Natura. In attesa di partire conosco Franco del Fotoclub Diaframmazero che mi chiede curioso di spiegargli il lavoro e il valore di avere ospiti in residenza in questi luoghi. Ne parliamo molto e si instaura subito un premuroso desiderio di collaborare. Il sole splende.
Tra gli organizzatori di questa giornata c’è Claudio, un fotografo di Pollenza che, insieme a Chiara di Marchebestway, ci ha invitato a partecipare con Godblesscomputers e a raccontare cosa accade se abitiamo. Ho conosciuto il suo libro qualche mese fa, a casa di un’amica, un viaggio fotografico di due mesi e mezzo tra Marche, Umbria e Abruzzo per raccontare i volti e le storie di 90 persone colpite dal sisma. L’ho incontrato per la prima volta montando una libreria che non ne voleva sapere di stare in piedi.
Oltre alla delicata poetica con cui Claudio è riuscito a raccogliere ogni emozione, questo manufatto, progettato dal designer Massimo Macellari, mi ha colpito per la metafora – consapevole o meno – del suo formato: cartoncini resistenti, tenuti insieme da due elastici. Un libro che si scompone, si ricostruisce, si perde e si ritrova. Quando lo mostro a qualcuno i fogli si mescolano sempre tra loro, l’equilibrio si scompagina e arriva lo scompiglio. Ma nel momento in cui tutto si riunisce e si riavvicina, anche senza seguire la rigida composizione dei numeri delle pagine, la lettura ritrova la sua armonia, la sua conciliazione con il resto.
Ci rifletto anche mentre cammino al fianco di Barbara, parlando in realtà di IT.A.C.À, viaggiatori, turismo sostenibile, situazione attuale delle strutture ricettive. Il respiro è affannato ma nessuna delle due si sottrae alla conversazione. Incrociamo un bruco, una cicala sulla mano di uno sconosciuto e una pianta rosa di cui non so assolutamente il nome ma avrei solo voglia di tuffarmici dentro.
Io e Lorenzo ci ritroviamo solo alla fine, ognuno ha vissuto questa escursione lontano da chi conosceva. Entrambi abbiamo pensato che fosse questo il modo migliore per cercare di appartenere a questi luoghi, per intrecciare altri sguardi, altre conversazioni, altri suoni.
All’arrivo noto che su ogni albero del Parco giochi di Ussita c’è appesa una foto, un volto, un messaggio. Sulla scia dei pensieri sul formato del libro, ho la sensazione che anche questo allestimento sia significativo. È la Natura che ci sostiene, che sorregge le nostre ferite e le storie che ognuno di noi ha, che ci permette di raccontare chi siamo. È da quel rapporto lì che dobbiamo ripartire.
L’atmosfera è di sincera rinascita, volti più distesi, partecipazione, entusiasmo, un unico nido da condividere. Posso dare finalmente un volto a tantissime persone. Saluto, rido e scambio sorrisi con molti ussitani, uomini e donne entrati nella mia vita da poco più di un anno e mezzo senza un particolare disegno, se non quello di essere qui insieme, ora. Sento un sentimento di appartenenza reale a questa comunità.
Tornati a C.A.S.A. cerco di riconoscere tutte le cime dei Sibillini e scopro che il canto dei fringuelli sembra subire variazioni regionali paragonabili a veri e propri dialetti. Scappo a Civitanova a recuperare il pandino, giusto il tempo di ricordarmi perché amo stare quassù. Nel frattempo Lorenzo mi manda una foto del camino acceso, mentre prepara la cena lavorando al progetto di residenza 10Heartz. Ci infiliamo presto nei rispettivi sacchi a pelo, ma io scrivo fino a notte fonda, sfogliando vecchie foto di Ussita dall’alto e immaginandola come un nido. Lui dorme già prima di mezzanotte. Almeno per qualcuno la promessa è mantenuta.
Il racconto di Godblesscomputers [giorno due]
Io e Chiara ci alziamo alla buon ora per raggiungere un gruppo di persone con cui faremo una lunga camminata da Visso a Ussita passando tra i sentieri di montagna. Il cielo è sereno e la pila del mio registratore è carica. Nello zaino ho una borraccia, un piumino, degli auricolari e una barretta di cioccolato. Cominciamo a camminare. [Continua su sibilliansoundtales.tumblr.com…]
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